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Il tesoro di Santa Paola

Precisazioni

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Il signor Billionaire ( tra menzogne  e veleno)
Marbella 29/11/2010

Nell’ambito dell’ultimo giudizio per danni da diffamazione contro Alessandra Ziniti di Repubblica  per aver diramato menzogne che mi riguardavano, la giornalista ha risposto candidamente che alcune di quelle notizie le aveva apprese dalla DIA.

Mi domando: cosa dire di un paese dove un’importante istituzione è capace di propalare un concentrato di informazioni false e destituite di  qualsiasi fondamento?

Naturalmente a nessuno dei magistrati inquirenti è mai passato per la testa di domandare a questi rispettabili 007 con quali metodi investigativi avessero potuto accertare ciò che vero non era.

Basterebbe leggere attentamente il mio sito per rendersi conto di come è amministrata la diffamazione nel nostro paese.

In una nazione civile gli innocenti  non vanno a giudizio; una corretta istruttoria li proscioglie prima di essere giudicati.

Scorrendo il racconto, in cui astio e calunnie prorompono a iosa, de “Il signor Billionaire”, si riscontra un  forzato ombreggiamento di ipotetica quanto evanescente mafia a uso e consumo dei quattro untori di turno; una sorta di alchimia mediatica, ormai in uso, contro personaggi da demolire.

A tal proposito posso affermare che le inesattezze e le invenzioni, che mi riguardano, altro non sono che l’eco, trita e ritrita, di accuse infondate .

Malgrado la lettura del mio sito, gli autori  dell’opera hanno voluto usare le mie assurde vicissitudini per una campagna velenosa contro un self made man colpevole soltanto di essere arrivato meritoriamente sul piedistallo più alto del successo.

A  proposito delle loro denigrazioni posso affermare che Flavio Briatore non ha mai avuto a che fare con personaggi mafiosi, tantomeno mio tramite. Come posso assicurare, malgrado le affermazioni dei suoi detrattori che  mai ha percepito commissioni dal sottoscritto, né da chicchessia, né ha mai avuto a che fare con la signora Le Roux da me conosciuta, consigliata ed aiutata per rilanciare il suo Palais de la Mediterranée di Nizza.

La politica dei casinò della Costa Azzurra nel 1970 era quella di avere le sale piene di bella gente da usare come scenografia per i grandi giocatori. Bastava essere eleganti e di bell’aspetto per ricevere inviti a cena in questi palcoscenici del gioco dove la sorte premiava o puniva i veri viziosi.

A proposito delle assurdità contenute in questo libro, a pagina 247 mi si descrive come un biondino dall’aspetto di impiegatuccio. Le persone che mi hanno conosciuto in quei tempi sanno benissimo che sono stato sempre bruno e molto energico.

In un’altra pagina si travolge la verità delle intercettazioni sulla conversazione tra me e  Briatore a proposito di Giuseppe Cipriani. Perché?

A pagina 248  parlando di un tal Meninno, si afferma che la Dia dichiara che quest’ultimo partecipa in tutti gli affari ed illeciti gestiti dal Cultrera.

Quali affari? Nessuno ha mai saputo  dirlo. Perché non ce ne sono mai stati. Come il traffico d’armi inventato dall’accusa.

Nelle pagine seguenti, grazie alla libertà di stampa, si insiste a descrivere accadimenti normali  di evidente simpatia nei confronti di Forza Italia profilati da supposta  criminalità. Questo il canovacciofantozziano della  diffamazione, ad uso e consumo di certa stampa.

Nessuno degli onorevoli autori della biografia si è degnato di farmi una telefonata per contrastare quelle ormai obsolete e infondate informazioni mai provate né seguite da alcun atto di rinvio a giudizio. Come si vede, il non bavaglio alla diffamazione serve anche ad alimentare l’assoluta mancanza di coscienza.

La realtà è che  in Italia la verità non interessa ad alcuno. Le menzogne, le accuse, le calunnie sì… quelle oltre ad infangare le persone possono rendere un sacco di soldi. Come diceva il “poeta russo Sergei Vaffkofscki” molto apprezzato da Stalin: Nel mondo dell’informazione grande è la confusione. Per non biasimarla…meglio eliminarla

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